Il mio Giappone

12068415_10207464384388564_3593664656605258207_oL’arrivo in Giappone costituisce l’ingresso in un altro mondo. Dimenticate la realtà a cui siete abituati, perché qui tutto è nuovo, sconosciuto e da scoprire. E’ un po’ come quando si è bambini e si sta osservando e scoprendo il mondo per la prima volta. Tutto sembra nuovo e non si è in grado di leggere e di comunicare come si vorrebbe (ovviamente mi riferisco a chi come me non ha studiato questo idioma).

Il modo migliore per apprezzare e capire questo Paese e la sua gente? Come sempre NON AVERE PREGIUDIZI.

La prima volta che sono entrata in un convenience store è stata per me un’enorme scoperta, la prima cosa che ho notato è stato un tavolino con del cibo immerso nel brodo caldo da portar via. Quel cibo, quegli odori per me rappresentavano qualcosa di nuovo. Ma ben presto mi sono resa conto che quella che mi sembrava una cosa speciale sarebbe stata solo una delle tante cose speciali che avrei visto. Non so come spiegare ma immergendomi a pieno nella cultura del luogo ho vissuto una duplice sensazione: l’entusiasmo della scoperta che mi faceva scattare foto ma al tempo stesso la consapevolezza che per la gente del posto tutto ciò rappresentava la normalità ed io in quel momento ne facevo parte. In molte occasioni mi sono resa conta che quello che contava non era fare foto e documentare ma vivere a pieno quel momento e quell’esperienza. E’ quel conflitto interiore tra il sentirsi “fotografo” ed il sentirsi viaggiatore. Essendo andata con il mio ragazzo d’allora giapponese, ho avuto infatti l’occasione e la fortuna di ritrovarmi a mangiare o bere in luoghi frequentati solo dai “locals”. Mangiare circondata da soli giapponesi, ritrovarsi ad essere l’unica persona occidentale in un treno, in un Onsen o in un piccolo paesino ha reso quest’esperienza davvero speciale. Senza di lui non sarei mai riuscita ad avere un’esperienza così autentica e così intensa perché grazie a lui ho potuto conoscere e frequentare luoghi che la maggior parte dei turisti non riuscirà a fare per una semplice ragione: la barriera linguistica.

Tutto ciò che può essere visto come un aspetto affascinante, e senz’altro lo è, costituisce al tempo stesso una difficoltà. Sedersi ad un tavolo senza sapere cosa ordinare, andare a fare la spesa al supermercato senza sapere cosa comprare, avere bisogno di qualcosa in particolare e non poterlo spiegare può risultare disarmante. Ci si sente impotenti perchè non si può comunicare.

Viaggiare in Giappone senza conoscere il giapponese comporta una inevitabile distanza tra il visitatore e la popolazione locale. In Giappone l’inglese non è una lingua diffusa anche nelle grandi città. Infatti laddove è presente del personale parlante l’inglese questo è segnalato ed indicato per aiutare i turisti; nelle stazioni principali vi capiterà infatti di vedere il personale rigorosamente in divisa con un cartellino “English speaking”.

Non sono molti i giapponesi che sanno l’inglese e questa è una delle tanti contraddizioni di questo Paese: magari qualcuno si aspetterebbe che essendo questo un Paese che attrae molti turisti e che è famoso per la sua avanguardia ed efficienza, lo sia anche in questi termini. Infatti penso che la non conoscenza della lingua sia dovuta a questioni per lo più culturali, il Giappone ed i giapponesi sono un popolo abbastanza chiuso culturalmente e per questo motivo forse lo studio della lingua inglese, di una lingua che arriva dall’esterno, si sta diffondendo così lentamente.

Penso che riuscire a parlare una lingua comune, e che piaccia o no in questo momento l’unica che possa ricoprire questo ruolo è la lingua inglese, costituisca una buona opportunità per far incontrare le persone, per comprendersi gli uni con gli altri. In molte occasioni avrei tanto voluto poter comunicare con le persone che mi stavano accanto ed è davvero disarmante e difficile non poter esprimere i propri pensieri ad un’altra persona.

Sono anche convinta che sia giusto insegnare l’inglese in Paesi in via di sviluppo perchè questo può significare creare maggiori opportunità di lavoro per i giovani. Ma allo stesso tempo penso che uno degli aspetti più significativi e speciali di un viaggio in Giappone, è proprio il fatto che la maggiorparte dei suoi abitanti parli unicamente il giapponese, che i menu di alcuni ristoranti giusto per fare un esempio non siano tradotti in inglese.

Forse la magia sta proprio in questo, nel ritrovarsi davanti a cartelli che mai potremo capire, a guardare la mappa turistica di una città e chiedersi che cosa significano tutti quei simboli, nel non poterli dare un suono e non poterli leggere.

Ma che cos’è che rende unico questo Paese e perchè gli occidentali ne sono sempre rimasti affascinati?

Prima che mi mettessi insieme al mio ragazzo, non avevo previsto di visitare il Giappone molto presto, avrei voluto visitarlo durante la fioritura dei ciliegi o durante il foliage autunnale, in molti mi dicevano di andarci, ma io rispondevo sempre che il mondo era così grande che non c’era fretta! Mi sono accorta di essermi sbagliata non appena ho iniziato ad informarmi sui luoghi di interesse e non appena il mio ex ha iniziato a propormi le prime idee di itinerari. Mi sono tornati in mente alcuni studi fatti alle scuole superori e all’università su questo Paese ed il suo popolo, ma soprattutto ero curiosa di sapere se le atmosfere ed i luoghi che tanto mi avevano affascinato guardando manga come Inuyasha, Ranma ½ o gli anime giapponesi in generale esistevano davvero.

Il Giappone è un Paese pieno di contraddizioni, tra ciò che l’antico e il moderno, tra la tradizione e la tecnologia moderna.

Questi opposti si notano nei luoghi ma anche negli usi e costumi: da una parte ci sono i templi, le persone che pregano e che eseguono riti antichi, le case tradizionali, il tatami, il futon, le donne che indossano il kimono o lo yukata, insomma quel Giappone che da sempre fa innamorare i viaggiatori di ogni parte del mondo; dall’altro ci sono gli edifici alti con i cartelloni pubblicitari, le luci, il consumismo, la tecnologia.

Penso che quello che colpisca il viaggiatore sia proprio questo contrasto, perché qui come in pochi altri luoghi al mondo questi contrasti coesistono abbastanza bene. I giapponesi infatti, nonostante il loro amore per la tecnologia, sono al tempo stesso legati alla loro cultura, quella culinaria ma anche quella artistica e sono molto vicini alle loro tradizioni.

I giapponesi sono le stesse persone che passano il loro tempo a giocare con i videogiochi o a comprare beni di consumo, ma sono anche quelli che in pausa pranzo si recano nei templi a pregare e che vanno a contemplare i ciliegi in fiore.

Il Giappone è un Paese che offre tanto al viaggiatore, è un Paese ricco di storia, cultura e tradizioni, con bei luoghi naturalistici ma anche con città con molte attrattive piene di modernità.

Il nostro viaggio è iniziato ad Osaka più che altro perchè da Sydney era la destinazione più economica e perchè il nostro giro sarebbe comunque dovuto terminare a Tokyo. Ad Osaka abbiamo fatto tappa per una notte, alloggiando in una guesthouse tradizionale e venendo a contatto con le basi della cultura giapponese, io ero stupita da tutto, per me tutto rappresentava una novità, ma entrambi eravamo colpiti entrambi in modi diversi dalla gentilezza e l’ospitalità di questo popolo, io perchè era una cosa nuova per me, mentre per il mio ex perchè dopo un anno a Sydney si era dimenticato di quanto le persone potessero essere così gentili. Entrambi ci sentivamo coccolati.

Osaka ha rappresentato per me anche il primo impatto con la città giapponese, grande, piena di cartelloni pubblicitari, di luci e di gente, tantissima gente!

E’ qui che ho iniziato ad assaggiare la cucina giapponese, l’okonomiyaki, che è nato proprio qui ed è divenuto presto famoso in tutto il mondo.

Dopo Osaka abbiamo deciso di andare a Kyoto. Ero molto curiosa ed entusiasta di vedere questa città soprattutto perchè anni prima avevo letto Memorie di una Geisha, e quindi volevo vedere il quartiere Gion.

La città di Kyoto è la città che meglio rappresenta la storia e la cultura giapponese, è una città ricca di templi e santuari, di un’atmosfera senza tempo dove è facile trovare strade e luoghi silenziosi.

Nonostante la città sia moderna, con negozi, e vie commerciali, Kyoto con i suoi templi e la sua storia racchiude la sua atmosfera antica. Appena arrivati in città vi converrà procurarvi una mappa della città dove sono indicati i templi indicati con una sorta di svastica al contrario.

Da non perdere assolutamente tra i tanti bei templi, il tempio Ginkakuji che ha al suo interno i giardini classici giapponesi, in questo tempio più che in altri si riesce ad allontanarsi dalla folla e camminare nel silenzio zen. Il santuario Fushimi Inari Taisha, il più famoso di Kyoto e probabilmente di tutto il Giappone, noto per i suoi torji dal colore arancione intenso con iscrizioni giapponesi.

Il tempio del padiglione d’oro Kinkaku-ji, l’intero padiglione è ricoperto di foglie di oro puro e s trova sull’acqua circondato da ricca vegetazione.

Non perdetevi una camminata tra le strade del quartiere delle geishe Gion ma anche un pomeriggio rilassato sulle acque del fiume Kamo Gawa dove non è raro vedere ragazze giapponesi vestite in abiti tradizionali sedute sull’erba oppure ragazzi nella tipica divisa scolare.

Cercate di dormire in sistemazioni tradizionali, non solo i Ryokan ma anche alberghi dove sono previste camere Japanese-style, la cosa più bella per me è stata camminare a piedi nudi sul tatami, sentire l’odore di quel materiale mai visto e toccato prima. Noterete molte ragazze vestite con gli abiti tradizionali, è bene sapere che molte di loro non son giapponesi bensì turiste che hanno affittato abiti tradizionali con tanto di sandali. A Kyoto ma anche a Tokyo esistono diversi studi di make-up dove è possibile farsi truccare e vestire come una maiko (giovane geisha) oppure come una geisha adulta.

Da Kyoto abbiamo deciso di spostarci a Nara, antica capitale del Giappone, per visitare il Tōdai-ji Temple, uno dei monumenti più importanti della città ed è la costruzione in legno più grande al mondo.

Nara però è famosa anche e soprattutto per gli animali che abitano il parco pubblico vicino, i cervi, considerati animali sacri. Sarà divertente vedere come questi simpatici animali si divertono ad inseguirvi e ad importunarvi per avere da mangiare.

Da Nara abbiamo preso un treno che ci riportasse a Kyoto per prendere uno shinkansen per Shizuoka. Grazie ad un amico del mio ragazzo giapponese, della prefettura di Shizuoka, abbiamo potuto trascorrere la giornata tra i campi di thè di questa zona, ma anche visitare templi fuori dalle rotte turistiche principali. Il santuario Fujisan Hongu Sengen Taisha è molto antico ed è soprattutto in questo luogo che ho trovato molti aspetti del manga Inuyasha, come le corde attorno agli alberi oppure le decorazioni di carta ed ho visto le monache del tempio vestite come la sacerdotessa Kikio! In questo santuario, grazie alla tranquillità del luogo data l’assenza di turisti ho potuto avvicinarmi e conoscere meglio alcuni riti tipici all’interno di questi luoghi sacri.

Un altro luogo di interesse questa volta esclusivamente naturalistico paesaggistico è Shiraito no Taki, dove potrete ammirare splendide cascate ed un ambiente naturale davvero bello.

Tokyo invece colpisce per la sua grandezza e per la sua modernità, i suoi mille quartieri, le sue luci, la quantità assurda di gente che cammina per le strade, per i tanti negozi e centri commerciali presenti praticamente ovunque, all’interno di edifici, nei passaggi da un edificio all’altro, ecc.

Ma anche Tokyo, nonostante la sua modernità e la sua tecnologia non è una città più caotica di altre, il traffico scorre tranquillamente anche perchè non sono molte le persone che si muovono in macchina, per la maggiorparte troverete taxisti e bus per la mobilità urbana. Non è una città grigia, ha diversi parchi e templi questi ultimi sempre con giardini ed alberi al suo interno. I parchi di questa città vengono presi d’assalto dai viaggiatori ma soprattutto dai locali in primavera durante il sakura, la fioritura di ciliegi, fenomeno che ha contribuito a rendere il Giappone ancora più affascinante e noto agli occhi degli stranieri.

Ciò che colpisce questa città è il poter beneficiare della tranquillità dei templi poco lontano dalla vita moderna e frenetica. Scoprire angoli nascosti e queiti della città poco lontano dal puppulare della folla. Il moderno con l’antico, il presente ed il futuro con il passato. Anche i musei, sono molto interessanti e di prestigio, non potete lasciare Tokyo senza aver visitato il Tokyo National Museum, e se siete appassionati del Giappone del passato, quello che l’ha reso famoso ed amato all’Occidente visitate anche l’Edo Museum, non ve ne pentirete! Oltre al famoso ed affollatissimo Sensoji Temple, non peredetevi una visita al Shinjuku Gyoen, Toshogu Shrine, Shinobazu Pond e Yasukai Shrine.

Hakone è una bellissima meta per provare uno dei suoi famosi honsen, ma soprattutto per osservare il Monte Fuji. E’ raggiungibile da Tokyo prendendo diversi treni in circa 2 ore ½.

Se siete fortunati, potreste assistere ad eventi locali molto belli dove tutti gli abitanti della zona vestono abiti tradizionali e rappresentano scene di vita di un epoca passata attraverso balli e canti e spetacoli vari.

La cittadina di Hakone è piccolina ma molto graziosa, è attraversata da un fiumiciattolo e circondata dal verde. Hakone è nota per la creazione di graziosi oggetti di legno intagliati a mano ma anche per il museo del Piccolo Principe, costruito nel 1999 come parte del progetto di celebrazione del 100esimo anniversario della nascita dell’autore.

Dalla città di Hakone è possibile raggiungere il lago Ashinoto dal quale potrete avere una vista spettacolare sul Monte Fuji e dove potrete visitare il tempio, Kuzuryu Shrine Singu, vicino situato su una collinetta immersa completamente neli boschi.

Il mio viaggio non ha toccato tutte le mete e le destinazioni famose del Giappone, diciamo che il mio periodo in Giappone non è stato solo un viaggio ma soprattutto un’esperienza di vita in terra nipponica trascorsa in gran parte nella prefettura di Shiba, una delle principali di Tokyo, nella cittadina di Honda. Dopo il nostro viaggio e tra una gita ed un’altra ho vissuto la vita quotidiana in un paesino dove ero l’unica persona occidentale. Un paesino in cui andavo a fare la spesa, giravo in bici per le strade, cucinavo, mi ritrovavo a mangiare una lunchbox o un gelato in un parco rigorosamente con le bacchette, guardavo la televisione giapponese (senza capirci nulla), mi ritrovavo a fare la spesa e a non sapere mai cosa comprare perchè la maggiorparte delle cose non sapevo neanche cosa fossero, in cui non potevo capire quanto dovessi pagare.

Una casa in cui ho dormito spesso sul futon, in cui mi lavavo secondo la tradizione giapponese, in cui era normale fare la colazione con una zuppa di miso, con il riso, con una omelette o noodle, una casa vicina ad una scuola dal quale potevo ascoltare il suono della campanella che tante volte avevo sentito nei manga e negli anime giapponesi che ho sempre guardato sin da piccola. Un paesino ed un Paese in cui mi sono abituata ben presto a non chiudere a chiave la porta di casa, a non dovermi preoccupare di scippi o di andare in giro da sola la sera.

Un Paese in cui più di ogni altro ho dovuto affrontare l’ostacolo linguistico, in cui ho dovuto spiegare in inglese cose che sarebbe stato difficile ed imbarazzante spiegare anche nella mia lingua, per poi farlo tradurre dall’inglese al giapponese, in cui mi sono ritrovata a farmi tagliare i capelli senza poter spiegare come, andare a comprare lenti a contatto e compilare dei fogli copiando la mia firma giapponese oppure ritrovandomi in una clinica e ancora una volta aver bisogno di qualcuno che traducesse per me, un Paese in cui mi sono ritrovata seduta insieme a uomini e donne in affari ubriachi che ce la mettevano tutta per parlare la mia lingua di allora, l’inglese, a cantare in un locale nel quartiere a luci rosse della città, ad andare in bagni pubblici frequentati da soli locali, ecc.

Sono tanti gli episodi ed i ricordi che potrei raccontare e potete immaginare quanto quel periodo trascorso nella Terra del Sol Levante non sia stato per me solo un viaggio, ma un’esperienza davvero unica. Il viaggio in Giappone è stato per me l’esperienza culturale più importante, intensa e bella della mia vita.

Non so quando avrò l’occasione di ritornarci, spero molto presto per rivedere alcune persone care.

Mi piace pensare che ci ritornerò presto, magari in occasione della fioritura di ciliegi. Alloggiando in una casa tradizionale dove poter annusare ancora l’odore particolare del tatami, dove potermi sdraiare su un morbido futon e rilassarmi nelle calde acque di un honsen, passeggiando nei giardini zen dei templi, ecc.. E perdermi ancora una volta nelle sue atmosfere magiche e senza tempo.

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