Himba sì o no? Riflessione sul turismo culturale

img_6461Se avessi viaggiato per conto mio probabilmente non sarei mai andata a vedere le popolazioni Himba, questo per non incorrere e non contribuire a quelle dinamiche del turismo di massa che vedono da una parte i turisti bianchi occidentali con le loro macchina fotografiche e dall’altra popolazioni tribali dall’altra.

La visita delle popolazioni Himba ormai è diventato una tappa quasi obbligata per chi si appresta a visitare questo Paese.

E come quasi sempre accade, questi fenomeni di massa creano dei fenomeni confezionati ad hoc per i turisti, e così sembra che molti villaggi Himba non siano autentici ma siano abitati esclusivamente ad uso e consumo dei turisti, molti dei quali non interessati a capire almeno nella superficie una popolazione ma unicamente a scattare una foto ricordo magari accanto al capo tribù o ad un bambino.

Quando ho viaggiato in Perù anni fa con un gruppo di persone avevamo incluso nel nostro itinerario la visita alle popolazioni che vivono sulle palafitte sul lago Titicaca, ero felicissima all’idea di visitare queste popolazioni che vivono su uno dei laghi più alti al mondo, sono una geografa con nel DNA il gene della scoperta, ma sin dal primo momento in cui ci stavamo avvicinando ho percepito una sensazione un po’ strana, ci è bastato poco per scoprire che il villaggio che avevamo visitato noi non era in realtà abitato da quelle persone, ma che queste ultime sapendo l’ora in cui arrivavano i turisti si facevano trovare lì e preparavano una sorta di “teatrino”. Per me fu un’enorme delusione perché io avrei voluto casomai vedere e conoscere coloro i quali vivevano davvero su quelle capanne in mezzo all’acqua e non nella cittadina portuale lì vicina! Ma ebbi anche una crisi di coscienza perché io stessa andando lì avevo contribuito a questa mercificazione della cultura. Questo è uno dei diversi aspetti negativi che il turismo di massa sta creando ed io in quel momento senza volerlo ne avevo fatto parte.

Avrei voluto anche soltanto vederli da lontano, o non vederli affatto se questi ultimi non volevano essere infastiditi, piuttosto che assistere a quella messa in scena.

In questo mondo in cui tutto è stato scoperto, e che sta diventando sempre più globalizzato, dove tribù antiche stanno scomparendo, dove usi e costumi millenari stanno lasciando posto ad un progresso basato sul modello occidentale è sempre più difficile trovare e assaporare quella diversità culturali. E’ proprio per queste ragioni che si sono innescate molte dinamiche non proprio piacevoli del turismo di massa. Quelle in cui si costringono persone di alcune etnie a vivere in certi posti, che diventano come degli zoo umani. Un esempio, il villaggio delle donne giraffa in Thailandia, dove le donne sono costrette a vivere in finti villaggi perché dei turisti con il solo scopo di scattare delle foto da fare vedere ad amici e parenti pagheranno un biglietto di ingresso come stessero entrando in uno zoo pronti a fotografare quelle donne e bambine. Ma qual é l’aspetto più grave di tutto questo? E’ che spesso il turista ingenuo non sa neanche di contribuire a questa mercificazione delle persone, non sa cosa si nasconde dietro, non è pienamente consapevole. Ma questa cosa non vale solo per le persone ma anche per gli animali, spesso il turista inconsapevole scopre solo dopo che dietro una passeggiata su un elefante si nascondono storie terribili di sfruttamento e maltrattamento degli animali.

Nel caso degli Himba l’agenzia e l’operatore locale con il quale ho lavorato sin dall’inizio hanno rassicurato me come tour leader e gli altri partecipanti che l’esperienza che stavamo per fare era autentica, reale, le persone che stavamo per conoscere vivevano ogni giorno della loro vita lì indipendentemente se quel giorno sarebbe arrivati dei turisti o meno. Inoltre il villaggio non sarebbe stato pagato in denaro ma in bene di prima necessità e questo per me è stato un aspetto importante.

L’incontro con gli Himba per me è stato importante perché mi ha dato modo di conoscere uno degli ultimi popoli che ancora vive in modo da noi definito “primitivo”, è stato come avere una lezione di antropologia sul campo!

La tribù Himba come tutti i popoli del mondo che entrano in contatto con il mondo circostante è destinata a scomparire o quantomeno a cambiarne alcuni aspetti.

Forse è giusto e normale che sia così, ma sta a loro decidere se vorranno allinearsi al resto agli altri o no, perché per loro quello è il modo di vivere la loro vita, a noi può sembrare assurdo, ma quella è la realtà che loro conoscono. La loro vita è una vita dura, fatta di tanti sacrifici, ma quella è la vita ed il contesto che loro conoscono e non si pongono tante domande così come noi siamo abituati a fare sulle nostre vite.

Il governo namibiano sta spingendo molto la popolazione degli Himba alla scolarizzazione ma per quanto questo possa essere visto come un aspetto positivo nell’ottica di una democratizzazione dell’istruzione, non è visto di buon occhio dagli anziani dei villaggi perché questi ultimi temono l’allontanamento dei giovani dalle loro origini e tradizioni con il conseguente abbandono dei villaggi. Ma ci sono inoltre dei problemi logistici, perché gli Himba sono soliti non vestirsi e coprirsi di ocra e sarebbe impossibile pensare di frequentare una scuola con altre persone in questo modo. Non so cosa sia giusto o sbagliato, ho capito che le cose non sono o bianche o nere, soprattutto quando si affrontano argomenti così delicati e complessi. Solo il futuro ci darà queste risposte.

Se l’incontro con i turisti può servire a preservarne le caratteristiche oppure a valorizzare quelle peculiarità non è una cosa così negativa, ma allo stesso tempo trovo che i turisti debbano essere più istruiti e più consapevoli di quello che stanno facendo, perché molti di loro purtroppo hanno il solo interesse di scattare una foto accanto ad un bambino e magari non si accorgerebbero neanche della differenza di un contesto autentico da uno che non lo è.

Penso che le questioni etiche siano molti difficili e complesse, che il viaggiatore ed il turista di oggi debba fare attenzione a molti aspetti e dinamiche che anni fa non esistevano.

Ma ho imparato che la realtà non sempre è bianca o nera, che ci sono molte sfumature e quindi spesso è molto difficile definire cosa sia giusto o sbagliato.

Quello che mi sento di consigliare senza ombra di dubbio è di affidarsi ad agenzie e tour operator locali seri, di cercare informazioni in internet tramite forum o articoli di giornali online per poter decidere più consapevolmente quale tipo di turista o viaggiatore si vuole essere.

Perché se è vero che il consumatore ha un ruolo molto importante per cambiare il mondo dell’alimentazione, allo stesso tempo il turista ha lo stesso potere per poter cambiare il mondo del turismo!

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