Magica Bretagna

negative0-05-4a1“Finistère”, (fine delle terra), “Penn-ar-Bed” (fine del mondo) o più semplicemente Bretagne, qualunque espressione si decida di utilizzare si realizza ben presto che questo piccolo lembo di terra della Francia Nord-Occidentale racchiude dentro di sé diverse realtà, quella latina, quella bretone e naturalmente quella francese.

La Bretagna mi ha sempre ispirato, forse perché amo molto i paesi nordici e selvaggi e non meno importante adoro il francese.

La Francia, per noi che abitiamo a Milano, è molto facile da raggiungere. Basta prendere un TGV dalla Stazione Centrale diretto a Parigi ed il gioco è fatto dato che dalla Ville Lumière è possibile raggiungere ogni angolo di Francia. Nel mio caso, una volta arrivata alla stazione di Paris Bercy ho preso un treno regionale della compagnia nazionale SNCF diretto a Nantes.

Iniziare il viaggio da Nantes non è stata una scelta casuale, perché oltre ad essere la città natale di Jules Verne, autore francese che adoro, é molto vicina alla Bretagna e nel passato ne faceva anche parte.

La città seppur abbastanza grande, è facilmente visitabile perché è  servita da tram che percorrono tutta la città. Ciò che più mi piaciuto di questa città è stato il Jardin de Plantes, un giardino botanico con laghetti, panchine e prati molto ben tenuti, nel quale coppie innamorate, anziani, giovani e bambini amano passare il tempo, soprattutto gente locale e non turisti. Ci si rende subito conto che il parco fa parte della vita quotidiana dei cittadini e che è concepito diversamente da noi in Italia.

Il luogo più storico della città è senza dubbio il Castello dei Duchi di Bretagna, qui si inizia a respirare un po’ di atmosfera bretone e di storia bretone, la città infatti è situata nella Bretagna storica e nei pressi del castello infatti è facile trovare diversi negozietti di cultura celtica.

Se siete amanti dello stile gotico non potete non visitare la Cathédrale Saint-Pierre-et-Saint-Paul de Nantes, bellissima ed affascinante che come tutte le chiese in stile gotico colpisce molto per l’imponenza e l’altezza.
La cosa più bella quando si viaggia da soli, è riuscire a parlare con la gente locale. Molto dipende dal carattere del viaggiatore, ma di certo uno dei modi migliori per cogliere la vera essenza dei luoghi al di là dei cliché turistici, è essere curioso e pronto ad assorbire tutto quello che ci circonda. Così su consiglio di una signora francese, mi sono diretta sul fiume Erdre, un affluente della Loira che sfocia a appunto nella città di Julese Verne!

La città di Nantes è stata per gran parte distrutta durante la seconda guerra mondiale e quindi la Old City  occupa uno spazio molto ridotto. Quanto al museo di Jules Verne è posizionato a sud-ovest della città, in Quai Marquis d’Aguillon, non è facilissimo da raggiungere ed inoltre non tutti lo conoscono.

Lasciata la bella Nantes, ho deciso di proseguire verso Quimper, una città ricca di storia bretone e antica capitale della Cornovaglia distante due ore di treno. Qui ho incontrato due ragazze italiane ed un ragazzo di Praga, tutti come me alla ricerca dell’ostello che in effetti non è stato facilissimo da trovare e così ho visitato la cittadina a suon di risate con i miei nuovi compagni di viaggio!

Questa piccola città che a prima vista sembra una città austriaca o comunque del nord Europa, è percorsa da un fiumiciattolo che sui ponti è abbellito da davanzali fioriti. Basta addentrarsi nel centro storico per realizzare che ci si trova in una vera cittadina bretone, con le tipiche case con le travi di legno scure, i tetti di ardesia e le finestre dai contorni colorati. Camminando per le viuzze di questa cittadina così graziosa non potete nono notare la facciata della Faïencerie HB-Henriot completamente decorata con dei piattini di ceramica. La maiolica di Quimper è un prodotto artigianale famoso ed esportato in in tutto il mondo e le cui origini risalgono agli anni Novanta del XVII secolo. La fabbrica più antica della zona tuttora in funziona è di fatto la Faïencerie di HB-Henriot.

Nuovamente in viaggio verso Brest. Una premessa: la domenica non è il giorno ideale per visitare un paese soprattutto se si è un po’ malinconici o tristi di dover salutare un compagni di viaggio. In Francia, ma soprattutto in Normandia e Bretagna, la domenica le strade sono deserte ed i negozi chiusi, queste perché sono le regioni con una presenza di cristiani più alta rispetto ad altre zone. La domenica è infatti un giorno di festa da dedicare alla chiesa e alla famiglia.
Brest è una città portuale e sede della principale base navale militare francese. La parte che più merita una visita è il Castello di Brest di origine gallo-romanica che si affaccia sulla baia di Brest che ospita il museo della marina. Un’altra importante attrattiva è Oceanopolis, uno degli acquari più grandi d’Europa.

Terminata la visita a Brest dove abbiamo passato la notte saluto le ragazze italiane, e decido di prendere un bus diretto a Le Conquet, è da qui infatti che partono i traghetti verso le isole del Mar d’Iroise, in particolare la mia meta è l’Isola d’Ouessant. Da tempo sogno di visitare quest’isola che dai racconti e da immagini viste rappresenta il tipico paesaggio che più mi entusiasma: scogliere e prati percorse da vento impetuoso, natura selvaggia, poche persone e pecore un po’ ovunque. Ma non solo, l’Ile d’Ouessant a mio parere è il posto perfetto per gli appassionati di fari, sì, perché questa parte dell’Oceano Atlantico ne conta più di 120! Un paesaggio che ricorda tanto quelli della Cornovaglia, della Scozia e dell’Irlanda.

Ho sempre letto  libri di viaggi e visto film e documentari di avventure nel mondo ed una delle cose che mi ha sempre affascinata è l’incontro tra i viaggiatori e di persone locali pronte a dare ospitalità. A questo punto del viaggio ho già realizzato quanto sia vero il primo aspetto  e cioè che i viaggi soprattutto quelli in solitaria e comunque da backpackers sono fatti di incontri inaspettati ma di certo non immaginavo di ricevere ospitalità; invece, alla fermata dell’autobus verso Le Conquet una coppia di francesi che avrebbero passato l’estate sull’Isola di Molène a casa di parenti e tra una chiacchiera e l’altra mi chiedono se voglio passare dei giorni da loro sull’isoletta. Come potevo dire di no?

Arrivata a Le Conquet con i miei nuovi amici di viaggio, resto subito affascinata da questo piccolo villaggio di pescatori, il più occidentale della Francia continentale circondato da falesie, tranquillo nonostante i turisti che affollano i negozietti di souvenir. E’ un peccato che ci si fermi qui solo per il tempo di attesa per il traghetto verso le isole! E’ un piccolo villaggio di pescatori, circondato da falesie che si affacciano sull’Oceano Atlantico distante solo mezz’ora di battello dall’Ile de Molène.

L’Ile de Molène è un’isola piccolissima facente parte dell’arcipelago patrimonio dell’Unesco dal 1988. Nonostante queste credenziali è poco frequentata dai turisti che prediligono la vicina e più famosa isola d’Ouessant.
Per i viaggiatori o turisti che non hanno la mia stessa fortuna di essere ospitati è bene sapere che non esistono molti posti dove dormire.
L’isola di Molène ha un’estensione molto piccola tanto che non compare neanche sulle cartine geografiche ed è visitabile in un’ora anche se è consigliabile impiegare più tempo per poter meglio assaporare la vera anima dell’isola.

La prima cosa che si nota una volta messo piede sull’isola è il terreno morbido come cotone, tanto che quando si cammina sembra quasi di affondare, è come camminare su un terreno fatto unicamente di muschio. Ha una conformazione molto dolce, coperta completamente da molte specie di vegetali e di fiori (gialli, viola e bianchi) e le rocce sono coperte da muschio bianco e giallo.

Si respira molta serenità , non ci sono che suoni provenienti dalla natura, solo il rumore delle api, dei gabbiani e dell’oceano. Su quest’isola il tempo è scandito dai ritmi della natura sulla quale i pochi abitanti dell’isola cercano di impattare il meno possibile.

La cosa che più colpisce è l’assenza totale di illuminazione, quante bellezze naturali perdiamo ogni giorno nelle nostre città o nel nostro vivere moderno? Se si ha intenzione di camminare di sera magari lungo la costa è meglio portare con sé una lampada frontale perché il buio è davvero pesto e non ci sono nomi alle vie. Ma lo spettacolo delle stelle e dei fari in lontananza è garantito!

Consiglio: portate con voi un costume da bagno, eh sì, avete capito bene, perché anche se siete nell’Oceano Atlantico e la temperatura dell’acqua è un po’ fredda un tuffo in queste acque è lo apprezzerete molto. E poi, non dimenticate che è dalle alghe lunghissime di questo mare che si producono i migliori fanghi di bellezza. E non dimenticate la crema solare perché il sole scotta molto!

Note e curiosità culinarie: non potete non assaggiare i dolci tipici bretoni come la gavottes che si possono mangiare con il gelato ed il cioccolato e le crêpe dentelles. Se amate mangiare il pesce, provate il “Crab”, un granchio gigantesco e l’ “Araignée de mer”, un ragno altrettanto grande, sono dei  veri “mostri” dell’oceano che per essere mangiati si spaccano con un martello. Pensate che ci sono dei ristoranti che si chiamano “Restaurant avec le martheau” dove i camerieri danno ai clienti dei martelli con cui spaccare la corteccia del crostaceo!
Mischiate poi il tutto con un ottimo “Cidre Bretonne doux”.

D’accordo con la mia famiglia ospitante, ho deciso come da programma di prendere il battello verso l’Isola d’Ouessant per poi ritornare la sera a Molène. L’indomani li avrei dovuti salutare per proseguire il viaggio verso la città di Rennes.

A prima vista l’isola d’Ouessant colpisce per la sua imponenza soprattutto se la si paragona alla vicina isola. E’ selvaggia, piena di boschi con coste e falesie a picco sul mare.

Il modo migliore per visitare l’isola è noleggiare una bici anche perché sull’isola non esistono altri mezzi di trasporto ed ho seguito alcuni loro consigli. Per arrivare alle ampie e alte falesie ed al grande faro, il più luminoso del mondo, conviene tagliare l’isola in due passando per il paese.

Il paese non è caratteristico come quello di Molène, è semplicemente un insieme di case ma è molto utile soprattutto se di devono acquistare dei souvenir o semplicemente del cibo.

Superato il paese ci si ritrova immersi in distese di campi e di case tipiche sparpagliate qua e là e passato un mulino storico dell’isola si giunge al faro. E’ molto strano perché quando si arriva al faro non si scorge ancora la costa, ma appena superato il faro in un attimo ci si imbatte contro la scogliera ed è in quel momento che ci si sente così piccoli ed impotenti di fronte alla natura e ci sente allo stesso tempo parte di essa. Ci si sente fortunati e felici di poter ammirare e di far parte di cotanta maestosità.

E’ consigliato visitare il museo dei fari francesi (Musée des phares et balises), molto interessante che si trova nella parte esterna al faro di Creac’h, quello più grande al mondo.
Da non perdere la parte più estrema dell’isola che si affaccia all’oceano e dal quale si vedono tutti i fari.

Rennes
Una volta rientrata à Molène realizzo che a causa del sovraffollamento degli ostelli in questo periodo dell’anno, non potrò proseguire il mio viaggio verso la costa ovest, ma dovrò spostarmi verso l’interno nella parte più orientale della regione dove ho trovato posto per una notte.

Per raggiungere la città di Rennes dall’isola di Molène, occorre prendere il battello per Le Conquet, prendere il pullman per Brest dal centro del paesino e poi il treno.

La prima impressione è di una città molto turistica, universitaria e apparentemente multietnica. Caratteristica per le case con le travi a vista tipiche dei paesi e normanni, con tanti caffè, ristoranti e bar.
Non posso dire molto di più perché ci ho trascorso solo poche ore prima di ripartire e così Rennes si è rivelata solo una tappa di passaggio.

Dinan

Se come me qualcuno ha deciso di affidarsi alla guida Lonely Planet  e ha scelto di pernottare presso l’ostello Moulin de Méen di Dinan probabilmente si troverà a camminare chiedendosi se questo ostello esiste davvero, perché per arrivarci bisogna percorrere tutto il centro storico della città e inoltrarsi in una foresta.

Posso però garantirvi che la “fatica” sarà ripagata dalla vista del mulino ad acqua, l’ostello in questione completamente immerso nel verde. Quest’ostello è l’ideale per chi ama stare a contatto con la natura, in tranquillità ma allo stesso tempo è il luogo ideale se si vogliono conoscere viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo.

La cittadina di Dinan è un’antica città medievale  attraversato dal fiume Rance. Dicono che questa cittadina sia una delle più belle di Francia, e chi lo dice non mente perché questo borgo ha saputo conservare la sua anima antica e anche grazie al contesto naturale in cui è adagiata ha qualcosa di magico. Allo stesso tempo cerca di stare al passo con la modernità e lo si può vedere dai restauri della case o dalla costruzione di quelle nuove che cercano di stare al passo con i tempi senza tradire il proprio passato e le proprie tradizioni.

Si consiglia di visitare il castello di Dinan e le “chemin de la ronde”, un percorso che permette una visita sopra la città vecchia.
Dinan, oltre ad essere una tappa obbligata per un viaggio in Bretagna, è il punto di partenza ideale per raggiungere altri luoghi altrettanto interessanti come Saint-Malo e Dinard.

St. Malo è raggiungibile da Dinan con il pullman. E’ una cittadina di mare molto frequentata dai turisti, circondata da mura di difesa perché in passato era oggetto di assalti di pirati.

Esiste quindi una città tra le mura (intra-muras) ed una fuori dalla mura (extra-muras) che si affaccia al mare o precisamente al Canale della Manica. Ciò che più colpisce l’occhio del visitatore, è il fenomeno delle maree che caratterizza questa zona geografica in particolare (anche la vicina Dinard ed il celebre Mont Saint-Michel) e che fa si che ci siano delle spiagge molto estese meta di bagnanti e di surfisti.

Sebbene vi assalirà la voglia di fare un bagno tra queste acque cristalline, vi consiglio di visitare la parte della città dentro le mura, piena di bar, ristoranti e negozi, ma cosa più caratteristica la grande quantità di artisti di strada.

Se si vuole raggiungere Dinard basta prendere un battello che in breve tempo vi riporterà sulla terra ferma.
Dinard ha ampie spiagge sabbiose circondate da scogliere di granito marrone rosso e molta vegetazione. Ha un carattere molto elegante ed è stato in passato luogo di villeggiatura molto frequentato dell’élite inglese e francese. Di quel periodo infatti restano le tende poste sopra la sabbia per ripararsi dal vento e dal sole a strisce blu e bianche che ancora oggi sono il simbolo di questa cittadina.

La vocazione da luogo di villeggiatura lo si nota procedendo dietro la spiaggia dove hanno sede molti hotel e alberghi e dove è possibile percorrere un percorso chiamato “Promenade de la lune”, molto interessante dal punto di vista naturalistico poiché è possibile ammirare nuovamente la spiaggia ed il mare con il fenomeno della bassa marea.

Da non perdere: “la grande plage”, una spiaggia estesissima che a causa della marea bassa non è più costituita da sabbia e mare, ma per gran parte solo di sabbia.

Mont Saint-Michel

Raggiungere questa celebre destinazione da Dinan con in mezzi pubblici è abbastanza complicato e così ho accettato con piacere un passaggio dai nuovi compagni di viaggio conosciuti in ostello. Il modo di arrivare al monte sarebbe sicuramente a piedi, in bici o addirittura a cavallo, ma devo ammettere che anche arrivarci in macchina ha il suo fascino, perché la strada ad un certo punto “costeggia” il monte e quindi si vedrà spuntare improvvisamente quello spettacolo della natura e dell’uomo famoso in tutto il mondo.

Se la marea lo permette è consigliabile girovagare nei pressi del monte prima di salire sull’abbazia. Essendo arrivati di pomeriggio la marea si era quasi completamente ritirata e quindi non rimaneva che poca acqua attorno al monte. E’ incredibile come il visitatore quando sta per arrivare al monte non si renda conto di quello che l’aspetta, perché è circondato da prati dove pascolano le pecore o ci sono delle persone a cavallo.

Purtroppo la notorietà di questo sito genera ogni giorno orde di turisti che praticamente affollano l’abbazia e che ha modificato un po’ il carattere di questo luogo sacro creando tanti, anzi, troppi negozi per i turisti di souvenir e di prodotti tipici e chincaglierie di vario genere.

Unica fortuna per le persone allergiche alla folla e al caos, è che superata la prima viuzza all’ingresso dell’abbazia, i turisti si sparpagliano qua e là ed è possibile proseguire la visita in tranquillità.

L’esperienza di sicuro più emozionante è visitare l’abbazia in particolare il chiostro ma soprattutto affacciarsi dalla terrazza panoramica dal quale si capisce e si realizza in cosa comporta il fenomeno delle maree.

Le maree di questa lembo di terra è uno dei più forti in tutto il mondo e crea uno spostamento di acqua incredibile. Il monte si trova in una posizione straordinaria, e a causa di questo fenomeno che fa ritirare le acque avvicinandosi in modo incredibile alla terra ferma sia la Normandia che la Bretagna ne reclamano l’appartenenza.

E’ bene ricordare che quando la marea è bassa e si ritira c’è solo sabbia ed è molto pericoloso, è come se fosse un deserto di argilla. Nel corso dei secoli sono morte parecchie persone, infatti in tutti gli uffici turistici e strutture ricettive viene distribuita la mappa delle maree con gli orari.

Agosto 2008

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.