Viaggio in Indonesia tra couchsurfing e workaway – Isola di Java

Finalmente sono riuscita a ritagliarmi del tempo per scrivere del mio mese in Indonesia, a poco più di un mese dall’arrivo in Vietnam.
Sarebbe più esatto dire che ho passato un mese tra l’isola di Giava, Bali, Gili e Lombok, perchè l’Indonesia è uno stato con tantissime isole alcune più turistiche, altre non ancora raggiunte dal turismo di massa, altre ancora per lo più sconociute.

Ad alcuni un mese in Indonesia potrebbe sembrare tanto, ma vi posso assicurare che un mese, non è poi molto, soprattutto se si vogliono esplorare più isole, e soprattutto se non si vuole viaggiare correndo.

E’ incredibile come molte decidano di venire in Indonesia per vedere esclusivamente Bali, anzi meglio dire le sue spiagge e Gili Trivangran, una delle isole party dell’Indonesia, che di indonesiano ormai non avrà più nulla.

Bali è certamente un’isola meravigliosa, ma Giava è a tutti gli effetti una delle isole con il più alto numero di luoghi da visitare, se si pensa ai templi e ai vulcani.

Visitando Java si ha la possibilità di scoprire un’Indonesia più “local”, un’Indonesia diversa da quello che magari ci si potrebbe aspettare, un luogo a maggioranza musulmana, dove salvo i luoghi più turistici, si percepisce un’atmosfera più semplice, non cambiata dal turismo e dalle sue esigenze.

Sento che il mio modo di viaggiare si sta evolvendo sempre di più. Nonostante mi piaccia incontrare i viaggiatori zaino in spalla da tutto il mondo, sono sempre più interessata a incontrare gente locale, e magari vivere con loro, anche se questo significa, ad esempio, non avere una doccia, ma doversi lavare con secchi di acqua congelata, e fare una vita davvero semplice.

Trovo così bello vedere e conoscere la vita locale al di là del turismo. Mi sento e penso che il modo migliore per conoscere un Paese è quello di entrare in contatto con i locali, ma non solo di chiacchierare con loro, ma anche di trascorrere del tempo con loro, lasciarli mostrare la loro vita e il luogo in cui vivono. E se penso ai miei viaggi, i più belli sono quelli dove ho avuto la possibilità, o ho scelto di vivere con i locals o sono appena entrato in contatto con loro.

Penso che esperienze come il couchsurfing e workaway, siano delle belle occasioni per vivere con i locali e nel secondo caso anche rendersi utile.
E’ incredibile come le persone senza volere nulla in cambio decidano non solo di ospitarti e di prepararti da mangiare, ma addirittura di donare il loro tempo per mostrarti il luogo in cui vivono.

Se per il workaway, si riceve vitto e alloggio in cambio di qualche ora di lavoro al giorno, couchsurfing, è un network di persone provenienti da tutto il mondo che ospitano o che desiderano essere ospitati.. non si richiede nulla in cambio, ma solo la propria compagnia, c’è solo la voglia di conoscere dei viaggiatori, con le loro storie, avventure, ecc.

La mia prima vera esperienza di Couchsurfing l’ho avuto a Yogyakarta, dove una ragazza gentilissima, Aline e sua madre mi hanno ospitato nella loro modesta casa fuori dalla città. Sebben all’inizio ho pensato sarebbe stato meglio vivere fuori città, ho ben presto realizzato che abitare nelle aree rurali fuori di essa è stata per me una grande fortuna.

Ancora una volta, stavo abitando in un luogo in cui ero l’unica straniera e la cosa come sapete è per me fonte di gioia, non di timori.
E così sono andata a spasso con lei e con altri suoi amici, per le aree limitrofe, scoprendo anche luoghi fuori dai circuiti turistici più conosciuti, come Pine Forest, ad esempio, poi ovviamente ho i templi più famosi. Prambanan e Borobudur.

La visita di Prambanan non mi ha suscitato grandi emozioni, forse perchè essendo stata in India avevo avuto l’occasione e la fortuna di vedere templi induisti molto più belli, forse perchè prima di entrare nel complesso di templi c’è un grande parcheggio, forse perchè nel periodo in cui l’ho visitato c’era il festival di musica jazz, che per quanto apprezzi non si prestava molto al contesto. Resta senza dubbio uno dei più grandi templi induisti.

Ma poi c’è lui, Borobudur… io e Aline ci siamo svegliate alle 3 del mattino e nel cuore della notte, in motorino abbiamo raggiunto questo luogo famoso. Il sonno era tanto, ma questo sito meritava tutti questi sforzi.

Borobudur, sito Unesco e uno dei più grandi monumenti buddisti del mondo, a lungo rimasto nascosto ed ora così turistico… Aspettare l’alba nell’oscurità, senza renderti conto di quello che vedrai intorno e di fronte a te… sentire la magia di questo luogo posto su una collina che domina campi verdeggianti e colline lontane, sopravvissuto a diverse calamità naturali, meraviglioso ed unico!

Unica nota negativa il numero di turisti che con i loro cavalletti con macchine fotografiche disturbano un po’ la vista. Ho trovato il tempio ed il complesso di giardini tenuti molto bene.

L’albergo/resort che all’arrivo consegna ad ogni visitatore la mappa, la torcia, che poi offre la colazione in giardino ed infine regala un souvenire, si sposa molto con l’ambiente circostante, avendo un’architettura simile a quelle tradizionali del luogo e quindi l’impatto paesaggistico è davvero minimo.

Al di là di questi due templi senz’altro importanti e belli, consiglio di restare qualche giorno a Yogyakarta per visitare la parte più antica della città, e le aree rurali al di fuori di essa.

Bondowoso, è una cittadina di medie dimensioni dove mi sono diretta per fare workaway dopo aver lasciato la bella Yogyakarta. Preso il treno per Jember, il mio host è venuto a prendermi in moto e da lì dopo ci siamo diretti in quella che sarebbe stata la mia prossima casa.

Lo shock iniziale è stato forte, perchè mi sono ritrovata praticamente nel mezzo del nulla, o meglio, nel mezzo di campi di riso, di piantagioni di tabacco e di cacao!

Ho così trascorso i miei giorni in una zona rurale, insegnando l’inglese ma soprattutto godendo della vita semplice dei villaggi circondati da campi di riso, cacao, caffè e piantagioni di tabacco. Ed ancora una volta è stto bello vedere i sorrisi entusiasti della gente anche se ho trovato la gente ed i bambini abbastanza sfacciati nel chiederti una foto, toccarti o semplicemente osservarti.

Ricordo ancora le camminate tra i campi di riso, le soste nelle capanne dei raccoglitori, le camminate dopo cena per le strade buie e silenziose.

L’isola di Java non è famosa solo per i tempi induisti e buddisti, ma per i suoi vulcani, Bromo e Ijen.
Per visitare il Bromo mi sono diretta a Probolingo e da lì ho preso una navetta che mi ha lasciato a Cemara Lawang, il punto migliore soprattutto se si vuole visitare il vulcano senza mezzi.

E così io ed alcune ragazze consociute sul posto ci siamo svegliate alle 2.30 e abbiamo cominciato a camminare dalle 3 del mattino, nel buio della notte con il silenzio e il cielo pieno di stelle su di noi.

È stata una giornata faticosa, una delle faticose dall’inizio di questo viaggio, perché abbiamo camminato molto, fino alle 11:00. Ci siamo dirette prima verso il King Kong Panoramic View Point per assistere ad un’alba magica che poco a poco ci ha permesso di vedere il vulcano che senza che ce ne fossimo rese conto era proprio lì davanti a noi! E poi mi sono diretta verso la caldera del vulcano ma per raggiungerla ho dovuto camminare molto; una volta arrivata all’area non lontano dalla caldera sembrava davvero di essere su altro Pianeta.

Non potevo immaginare che la fatica impiegata durante la visita di Bromo era nulla se comparata a quella impiegata per vedere il vulcano Ijen!

Ci sono alcuni luoghi magici in questo mondo che quando li vedi ti chiedi se sono reali o no. Questo Vulcano di Java Island è diventato famoso da quando un documentario di National Geographic ha mostrato le fiamme blu e gli operai che prendono lo zolfo dai minatori del vulcano vicino alla caldera.

E’ stata una scalata davvero faticosa ma anche eccitante, ma non per le fiamme blu (ci sono molti turisti e ci sono persone che lavorano duramente e potrebbe far meglio lavorare senza persone in giro). La cosa più emozionante è stato arrivare in cima al vulcano e vedere un paesaggio sorprendente intorno a noi: da un lato il lago del vulcano e la caldera, dall’altro lato, le montagne e le nuvole. Mi sorprende sempre come la natura possa essere così incredibile e spettacolare!