India – Incontri indesiderati con i cani di Jaisalmer

Gli imprevisti fanno parte della vita e del viaggio e così, un bel giorno, camminando tra le strade di Jaisalmer, pronta per fare shopping di tessuti e sari con delle donne indiane, sono stata morsicata da un cane per ben due volte, e ciò, oltre ad avermi causato un grande shock, non mi ha permesso di seguire il corso di meditazione Vipassana al quale mi ero iscritta.

Ho imparato ormai a credere nei segni, e sono ormai consapevole che ogni cosa accade per una ragione. Se non fossi stata morsicata ed avessi fatto il corso di meditazione a Jaipur, probabilmente, non sarei andata in Nepal, non avrei fatto meditazione nella città natale di Buddha, e non sarebbe successo tutto quello che poi è accaduto. Certo non ringrazierò mai quel cane per avermi morsicata ma è indubbio che quell’evento ha creato una serie di condizioni che mi hanno portato in Nepal e a continuare il viaggio in compagnia.

Ospedale governativo di Jaisalmer

L’esperienza dell’ospedale governativo di Jaisalmer è stata tragicomica, ma molto interessante ed autentica. Entrare in un ospedale governativo di una città del deserto, significa entrare in un contesto frequentato completamente da locali, donne, uomini e bambini, tutti con i loro colori, con i loro occhi truccati intenti ad osservarti, ad osservare quegli occidentali che chissà per quale ragione si trovano lì. Eh sì, perché gli stranieri, non ci andrebbero in un luogo del genere, tenderebbero più a rivolgersi ad una clinica/ospedale privato considerando i costi esigui (per noi europei) della sanità indiana. Ma per noi, local del posto, è stato naturale rivolgerci a questa struttura, essendo anche l’unica in città. Non nascondo fossi preoccupata delle norme igieniche, perché avrei dovuto fare prima, un’anti-tetanica e poi 5 shots di anti-rabica a cadenze definite dal medico e mi sentivo sollevata e fortunata di essere circondata da alcuni amici. E’ stato interessante e sconcertante, scoprire come anche in questi contesti la privacy è un concetto non molto conosciuto, e come la curiosità degli indiani non abbia confini o barriere, nella sala dove mi trovavo infatti, in men che non si dica, siamo stati circondati da una trentina di infermiere che ci osservavano, ci facevano domande o semplicemente ci sorridevano divertite.. praticamente nel giro di pochi minuti c’era stato un passa parola all’interno dell’ospedale! Io e la mia amica, una volta uscite dall’ospedale, in attesa del tuk tuk del ritorno, abbiamo persino beccato un ragazzo della reception intento a fotografarci!