Essere vegetariani in Giappone: dal ristorante al supermercato

12091364_10207464381628495_2375577297469471478_oIl concetto di vegetarianesimo in questo Paese quasi non esiste, la cucina giapponese è per la maggior parte basata sull’utilizzo del pesce e quando abbiamo iniziato a parlare di questo viaggio e del periodo che avrei trascorso in terra nipponica, ero cosciente a cosa stavo andando in contro, e di dover fare dei compromessi. Premetto che preferisco non definirmi vegetariana perché non mangio da circa 8 anni carne, mangio poche uova e non bevo da anni latte, però mi capita di mangiare del pesce anche per questioni di salute e di sopravvivenza quando viaggio.

Allo stesso tempo non volevo negarmi la possibilità di provare il cibo autentico di questo Paese per poter vivere quest’esperienza a pieno, se è vero che la cucina di un luogo è indissolubilmente legata ad esso il Giappone ne è un ottimo esempio. Qui la cucina è un’arte vera e propria svolta con metodo, passione e rigore e la cucina giapponese esprime al meglio una grande caratteristica: la grande manualità!

Ho avuto l’opportunità di assaggiare cose che ora non saprei neanche descrivere, sia per il nome che per l’aspetto e dopo un po’ di tempo passato a chiedere che cosa fosse questo piuttosto che quello, ho capito che era inutile, e così ho iniziato a mangiare senza neanche chiedere.

Più volte quando mi è stato possibile non ho mangiato pesce, e ho chiesto piatti vegetariani, ma la maggior parte delle volte non ho avuto alternative, ancora peggio mi dicevano che quel piatto non conteneva carne per poi scoprire che non era così. Questo succedeva non perché i giapponesi volevano mentire ma perché alcuni di loro, la maggior parte, non ne conoscono a pieno il significato. Ad esempio per loro il pollo non è carne, ma non c’è da stupirsi di questo perché ancora in Italia quando dico di non mangiare carne mi propongono il prosciutto e cose simili!

A volte pur di mangiare qualcosa di vegetariano e di sostanzioso siamo andati in ristoranti indiani, o in catene di cucina italiana (ne esistono diverse) oppure in pub messicani o irlandesi.

Il mio più grosso problema con la cucina giapponese di cui ho apprezzato molti piatti, è che il più delle volte non mi soddisfaceva a pieno e non mi saziava. Finivo sempre con l’avere fame!

La cucina giapponese è nota per essere molto sana e povera di grassi e carboidrati, anche se si mangia tanto riso lo si fa insieme ad alimenti (come le alghe) che ne riducono l’apporto calorico e questa è la ragione per il quale la maggior parte dei giapponesi ha un fisico magro e asciutto!

Ora, anch’io mi definisco una persona che ama mangiare una cucina sana ed equilibrata, ma in genere non rinuncio alla pasta, al pane, alla pizza, sono sempre stata abituata a mangiare cucina pugliese quindi potete immaginare lo shock del mio stomaco nel mangiare cose così tanto leggere.

Ricordo ancora quando affamata sognavo cibi gustosi, e sì grassi, e invece finivo per mangiare cibi molto piccoli e leggeri. Mi mancava il pane, sì il pane ed i farinacei più di tutti.

E così alla fine per accontentare il mio stomaco entravo in un convenience store e compravo delle patatine, delle brioche o gelati!

L’unico cibo giapponese che mi saziava erano gli Udon con la tempura, ma capite bene che non sarebbe stato sano mangiarlo tutti i giorni.

Al supermercato si è aperta un’altra sfida.

Il Giappone è uno dei Paesi al mondo dove non ci sono state politiche di urbanizzazione, ma si è semplicemente costruito ovunque, senza criterio perdendo per sempre ettari ed ettari di terreno. Si è deciso di puntare tutto sulla tecnologia e sull’informatica rinunciando all’agricoltura! E così la gran parte dei prodotti acquistabili in un supermercato sono importati. Perché? Perché non ci sono terreni dove coltivare!!! Se è vero che dovremmo prendere esempio dal Giappone e dai giapponesi per molti aspetti, alcuni già analizzati, è anche vero che dovremmo mostrare ai nostri politici questo Paese per fargli vedere con i propri occhi che cosa significa togliere il terreno all’agricoltura!

E così la soia che costituisce uno degli alimenti principali dell’alimentazione giapponese (vedi salsa di soia e germogli) viene prodotta solo per il 2% circa in territorio nazionale, tutto il resto viene importato. Solo il riso per fortuna occupa il 90% circa della coltivazione e quindi produzione.

Potete quindi immaginare quanto sia costoso comprare verdure o formaggi in questo Paese, uno sproposito con prezzi più alti che a Sydney, considerata per diversi aspetti una delle città più care al mondo!

E a parte i costi, quello che più mi ha “demoralizzato” è stato non poter essere autonoma nel cucinare per me e per il mio ragazzo. Si trattava di cibi da cucinare secondo ricette del luogo che io non conoscevo. Per non parlare delle confezioni varie dove tutte le istruzioni sono scritte in giapponese e che di cui quindi non potevo conoscerne il significato. Una volta persino per prendere dei sacchetti di patatine sono andata avanti e indietro dalla cassa per tre volte fino a quando ho mandato il mio ragazzo a scegliere quello che entrambi volevamo.

Quando sono entrata in un supermercato per la prima volta è stato come essere tornata bambina, tutto ero nuovo per me, non solo i cibi che vedevo ma anche le scritte in una lingua a me sconosciuta. Le uniche cose che riuscivo a riconoscere oltre alla maggior parte della frutta e della verdura, erano le buste di Udon, di noodles, e di Yakisoba.

Nei supermercati giapponesi il pesce è venduto sia confezionato che fresco in modalità self-service. Il pesce è lasciato in vaschette con del ghiaccio per conservarlo nel miglior modo possibile. In più ci sono cibi già cotti o fritti come la tempura, pesce vario o pollo.

Dopo ormai un mese passato in Giappone, un bel giorno, mi sono decisa a comprare l’occorrente per fare una colazione all’italiana e per cucinare e mangiare piatti della mia tradizione culinaria.

E così ho comprato quella che mi sembrava un’imitazione della Nutella (quest’ultima era troppo costosa) per scoprire che si trattava di una “mousse” al cioccolato molto strana; del pane, e finalmente la pasta, del pomodoro ed una sorta di mozzarella grattugiata, patate e cipolle. Grazie a questi ingredienti ho potuto cucinare per me e per i miei amici giapponesi alcuni piatti semplici ma molto buoni.

Purtroppo alimenti, fagioli, lenticchie e minestroni di verdure non esistevano, o almeno io non li ho mai trovati in quel supermercato che piccolo non era.

Ma già trovando quei soli ingredienti, sono riuscita a variare la mia alimentazione, così da poter alternare alla cucina giapponese anche quella italiana.

Per concludere, se ci si sta apprestando a fare un viaggio in questo splendido Paese e si è vegetariani, non sarà proprio facile trovare delle alternative, ma non è impossibile. Ed ovviamente tanto dipende da quanto tempo prevedete di rimanerci, se io avessi trascorso solo 2/3 settimane probabilmente non avrei mangiato cibo italiano (cosa che non faccio mai quando sono all’estero!).

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